Le infezioni ospedaliere o nosocomiali sono quelle infezioni non presenti all’atto del ricovero e non manifestatesi entro le successive 48 ore, che vengono pertanto contratte durante la degenza.
La definizione tecnica fornita dal CDC (Center for Disease Control and Prevention), ente governativo statunitense deputato allo studio dell’epidemiologia delle malattie, le definisce “infezioni localizzate o sistemiche che risultano da reazioni avverse alla presenza di agenti infettanti o le cui tossine non erano presenti o in incubazione nel momento dell’ammissione in ospedale”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le infezioni nosocomiali possono avvenire anche in ambienti non ospedalieri come le residenze sanitarie assistite, gli ambulatori specialistici, le comunità terapeutiche psichiatriche e simili.
Il veicolo più frequente sono le mani degli operatori coinvolti nell’assistenza, ma in generale si tratta sempre di un passaggio tramite contatto tra fonte-veicolo-ospite.
Le tipologie di infezioni ospedaliere o nosocomiali
Le infezioni correlate all’assistenza ospedaliera sono distinte in vari gruppi in base alla zona interessata. Le infezioni delle vie urinarie, ad esempio, sono spesso conseguenti all’inserzione del catetere.
Quelle delle vie aeree che colpiscono le vie respiratorie e i polmoni sono correlate all’utilizzo dei macchinari per la respirazione artificiale. Meno frequenti sono gli agenti patogeni che vengono immessi nel sangue attraverso le inserzioni di accessi venosi per la somministrazione di terapie in endovena.
C’è poi il gruppo delle infezioni insorte in sede di intervento chirurgico. Le SSI (Surgical Site Infections) sono state recentemente riclassificate dal Centro di controllo e prevenzione delle malattie di Atlanta, e si distinguono sulla base della loro localizzazione:
– che riguardano i piani superficiali dell’incisione chirurgica;
– che riguardano i piani profondi dell’incisione chirurgica;
– che riguardano gli organi e le strutture profonde sottostanti i piani cutanei e muscolari interrotti dall’incisione chirurgica.
Nei casi di interventi cardiochirurgici, questo tipo di infezioni che dipendono dalla ferita causata dall’operazione possono esordire in superficie ed estendersi successivamente in profondità seguendo il cosiddetto “tragitto chirurgico”. In altri casi, possono svilupparsi direttamente nella sede profonda per poi risalire e attraversare i piani muscolo-cutanei già cicatrizzati, fistolizzando generalmente attraverso la cicatrice chirurgica.
Per distinguere questi due casi è necessario osservare la ferita. Se questa è completamente chiusa e l’infezione si è manifestata, è molto probabile che la causa sia profonda. Nell’altro caso è superficiale.
Le infezioni nosocomiali cardiochirurgiche possono coinvolgere o la superficie cutanea o il tragitto chirurgico, quindi lo sterno e il mediastino, o ancora direttamente il cuore, in base all’operazione che è stata effettuata.
L’origine delle infezioni ospedaliere o nosocomiali
Se fino ai primi anni Ottanta empiricamente si consideravano “nosocomiali” le infezioni manifestatesi durante la degenza o nelle 24 ore successive alla dimissione, a partire dalla fine degli anni Settanta negli Stati Uniti furono introdotti numerosi programmi di sorveglianza delle infezioni ospedaliere, mirati soprattutto allo studio delle infezioni di ferite chirurgiche.
I risultati di questo lungo e complesso lavoro evidenziarono innanzitutto che il tasso era inaspettatamente elevato e che una buona parte di queste infezioni si manifestava dopo la dimissione dal reparto. Per questo, il criterio che veniva applicato normalmente, cioè quello di considerare di origine nosocomiale solo le infezioni insorte entro le 24 ore dopo la dimissione, non era da considerare valido.
È ancora oggi difficile determinare un criterio temporale unico e generale per tutti i tipi di infezione e di intervento.
Alcuni fattori che concorrono a influenzare il tempo nel quale l’infezione è conclamata sono il tipo di microrganismo, la sede in cui si trova (se è superficiale o profonda), la presenza e il tipo di protesi.
Un altro criterio per capire l’origine delle infezioni nosocomiali è il tipo di batterio con cui si ha a che fare. Ci sono infatti delle caratteristiche di chemioresistenza agli antibiotici che permettono di verificare con molta probabilità quale processo infettivo sia tra quelli correlati all’attività sanitaria.
Per esempio, nell’infezione da stafilococchi, uno dei criteri per definire l’area di contagio è la meticillino resistenza. Si ritiene scientificamente fondato che i ceppi di questo batterio che resistono alla meticillina siano molto sporadici.
Quando si presenta in un paziente sottoposto ad un qualsiasi intervento invasivo un ceppo isolato di questo tipo, è molto probabile che provenga dall’habitat ospedaliero.
I sintomi delle infezioni ospedaliere o nosocomiali
I sintomi dipendono dal sito in cui le infezioni si presentano. In presenza di infezione alla vescica, ci saranno difficoltà a urinare o disuria delle vie urinarie. In certi casi è possibile trovare sangue e muco nelle urine, o nel catetere.
Nelle infezioni all’apparato respiratorio, i sintomi delle infezioni nosocomiali si presentano con difficoltà a respirare e tosse, mentre nell’infezione sistemica il paziente ha febbre e malessere generalizzato.
Nel caso di un’infezione post-operatoria saremmo in presenza di pus nelle ferite chirurgiche o nel sito di inserzione dell’ago.
Come si curano le infezioni ospedaliere o nosocomiali
Molto spesso (nel 70% dei casi) i batteri coinvolti sono resistenti ai comuni antibiotici. Questo perché si sviluppano in un ambiente in cui la pressione farmacologica è al massimo portando a batteri farmaco-resistenti.
La somministrazione di antibiotici deve essere strettamente monitorata da un medico infettivologo.
È necessario infatti utilizzare antibiotici molto potenti, rispettando strettamente il dosaggio e le tempistiche. Questo per evitare che la selezione dei batteri multi-resistenti nell’ambiente ospedaliero incrementi, portando il rischio di infezioni letali.
Gli ospedali con il sistema di controllo delle infezioni ospedaliere o nosocomiali
È molto importante che la struttura ospedaliera abbia un protocollo per il controllo e la prevenzione delle infezioni ospedaliere o nosocomiali.
In particolare, parliamo di cicli di monitoraggio dei patogeni presenti nei reparti, del rispetto delle procedure di prevenzione (protocolli di sanificazione) e dell’uso di antibiotici propriamente gestito da medici specializzati.
Se credi di aver subito un danno a causa del comportamento errato di un infermiere contattaci e chiedi la nostra consulenza gratuita per un’analisi dettagliata dei fatti.
Aiuto Malasanità dispone di un team di avvocati specializzati in risarcimenti da danni medici e malasanità
Non dovrai mai pagare alcun costo se prima non otterrai il risarcimento: anche le visite specialistiche saranno a nostro carico.