Parto tardivo e risarcimento danni per sofferenza fetale, in che casi?
Quando una donna in stato di gravidanza arriva finalmente alla quarantesima settimana di gestazione non vede l’ora di abbracciare il proprio bambino. Ma a volte può capitare che la gravidanza si protragga oltre il termine perché il piccolo sembra non abbia proprio intenzione di nascere. Ma quali potrebbero essere le cause e i rischi dell’attendere ancora senza alcun intervento medico?
Induzione del travaglio
Vi sono alcuni metodi per aiutare un bimbo a venire al mondo.
Se tre giorni dopo la 41esima settimana ancora non si vede alcun accenno al travaglio, allora il parto dovrebbe essere indotto. Di solito è una prassi a cui tutte le aziende ospedaliere ricorrono.
Come prima tappa viene introdotto per via vaginale, ogni 6-8 ore, un gel a base di prostaglandine, il quale dovrebbe essere in grado di indurre le contrazioni che daranno il via al travaglio.
Se il gel non sortisce alcun effetto allora si può optare per la rottura manuale del sacco amniotico (rottura delle acque). Il liquido amniotico contiene una grande quantità di prostaglandine che dovrebbero stimolare le contrazioni.
Se anche dopo questo intervento il travaglio non ha inizio viene somministrata, attraverso una flebo, l’ossitocina, ovvero un ormone che agisce direttamente sull’utero facendolo contrarre regolarmente fino a quando il bambino non viene alla luce.
Quando tutti questi metodi si rivelano inefficaci, e allo stesso tempo tramite i vari controlli, che dovrebbero essere effettuati sul bambino, si verifica che quest’ultimo cominci a dare segni di sofferenza, si ricorre al cesareo.
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Cause parto tardivo
In realtà non esistono delle vere e proprie cause che fanno verificare un parto tardivo. In ogni caso esistono alcuni fattori che possono portare ad un parto tardivo ma non esiste la certezza assoluta. Tra questi ritroviamo:
- Errore di calcolo nella datazione della gestazione: di solito si usa la data dell’ultimo ciclo mestruale per calcolare l’età gestazionale del bambino, ma potrebbe capitare di ricordare una data piuttosto che un’altra; in questo caso si attribuisce l’epoca gestazionale attraverso l’ecografia e le misurazioni dell’embrione, che nelle prime settimane sono uguali per tutti i bambini.
- Uso di farmaci FANS: uno studio scientifico ha cercato di dimostrare come l’assunzione di farmaci FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) in dosi elevate, potrebbe far ritardare il rilascio degli ormoni che provocano il travaglio, ma prima di sospenderli dovremmo contattare il nostro ginecologo, poiché l’assunzione di tali farmaci, come per esempio la cardioaspirina in gravidanza, qualora fosse necessaria, esclude rischi di trombosi.
- Assunzione di pillola anticoncezionale per lunghi periodi: si presume che le donne che abbiano assunto per un periodo di tempo prolungato la pillola anticoncezionale siano portate ad avere un parto tardivo.
Rischi di un parto tardivo
Quando si ha a che fare con una gravidanza protratta, e dunque che ha superato il termine, un medico dovrebbe in tutti i modi aiutare il bambino a venire alla luce, proprio per evitare danni irreversibili. Se la gravidanza si protrae oltre la 42esima settimana i rischi maggiori riguardano il bambino, che mano mano cresce e ha sempre meno spazio a suo disposizione, in questo modo la funzionalità della placenta potrebbe essere compromessa.
La compromissione della placenta potrebbe comportare una riduzione sostanziale del liquido amniotico, vitale per il bambino, ma anche scarsità di ossigeno e di sostanze indispensabili per la sopravvivenza in utero.
Proprio per evitare il peggio, il medico dovrebbe intervenire subito per far nascere il bambino nel minor tempo possibile ed evitare quindi il peggio, eseguendo tutte le procedure necessarie per non condurre il bambino a danni irreversibili o addirittura alla morte. In questo caso è un diritto dei genitori chiedere il risarcimento per il danno subito.
Vi riportiamo di seguito un fatto accaduto in Italia che riguarda una bambina nata con un parto tardivo e che ha riportato danni cerebrali irreversibili.
Parto tardivo e risarcimento danni
Nell’aprile del 2002, una donna al termine del periodo della sua gestazione, in pieno travaglio, si reca al pronto soccorso dell’ospedale della sua città dove viene accolta e ricoverata presso il reparto di ginecologia e ostetricia.
La donna venne sottoposta a controllo cardiotocografico (conosciuto come tracciato), il quale evidenziò lo stato buono di salute della bambina attraverso l’attività cardiaca; nel frattempo venne eseguita l’amniorexi, ovvero la rottura delle acque. Dopo circa 5 minuti la situazione cominciò a peggiorare, poiché il tracciato evidenziò problemi nell’attività cardiaca della bambina. Queste irregolarità del cuore della neonata incredibilmente venivano registrate nella cartella clinica della donna come “BCF regolare” e così il monitoraggio venne sospeso.
Dopo circa 30 minuti dalla sospensione del monitoraggio, la donna partorisce naturalmente, ma le condizioni della neonata appaiono subito gravissime: il punteggio di Apgar (ovvero la vitalità e l’efficienza delle funzioni vitali primarie) era di 2 al 1° minuto, 5 dopo 5 minuti, 5 dopo 10 minuti e 6 dopo 15 minuti (in una scala da 1 a 10).
Nella cartella clinica della donna veniva riportato che alla nascita la bambina non ha pianto spontaneamente, presentava bradicardia (diminuzione della frequenza delle pulsazioni del cuore), ipotonia ( diminuzione del tono dei muscoli), aspetto cianotico.
Subito dopo la nascita la bambina venne immediatamente intubata e sottoposta a somministrazione di adrenalina. Dopo l’intubazione i medici si accorsero della presenza di una grande quantità di liquido all’interno dei polmoni della bambina, segno di sofferenza già all’interno del grembo materno.
La cartella clinica risultava abbastanza scarna di informazioni riguardanti la salute della donna e della sua bambina, segno palese di di un’assoluta carenza assistenziale.
In serata la bambina veniva portata presso il reparto di Terapia Intensiva Neonatale dove venne accertata la diagnosi di “grave asfissia neonatale“, e in conseguenza di tale danno la bambina presentava tetraparesi spastico-distonica di tipo posturale, ovvero non sarebbe stata in grado di controllare la postura da seduta, non presentando nessuna autonomia nei vari passaggi posturali. La bambina infatti, passati gli anni, presenta gravi deficit fisici e comunicativi, con assenza totale di linguaggio.
I genitori hanno chiesto alla procura il risarcimento del danno subito per colpa dei medici. Il giudice incaricato dal Tribunale ha riconosciuto la responsabilità di tale negligenza nei medici che ebbero in cura la donna, sottolineando i profili di colpa di quest’ultimi come segue:
- Grave negligenza per non aver riconosciuto i vari sintomi di sofferenza fetale. (asfissia) che veniva evidenziata già dall’esame cardiotocografico.
- Grave negligenza nel proseguire con il travaglio per far partorire la donna naturalmente, mentre il caso richiedeva un taglio cesareo d’urgenza.
- Grave negligenza nella rianimazione della neonata non eseguendo i protocolli accreditati.
Alla famiglia è stato riconosciuto un risarcimento danni pari a 1.800.000 euro
Sai che hai un tempo limitato per richiedere un risarcimento dei danni? Leggi l’articolo sui tempi di prescrizione per il risarcimento dei danni.
Conclusioni
Se pensi che il tuo bambino abbia subìto gravi danni permanenti a causa di un parto tardivo che si sarebbe potuto evitare, rivolgiti a degli avvocati specializzati in risarcimento danni da errori medici, sapranno indicarti la strada per ottenere da parte del medico che ha causato l’errore il giusto risarcimento danni.
Aiuto Malasanità dispone di un team di avvocati specializzati in risarcimenti da danni medici e malasanità ginecologica e ostetrica.
Non dovrai mai pagare alcun costo se prima non otterrai il risarcimento: anche le visite specialistiche saranno a nostro carico.