Hai subito un intervento in laparoscopia con complicanze gravi o lesioni non diagnosticate? Scopri quando puoi ottenere un risarcimento per intervento in laparoscopia errato, cosa prevede la legge e quali sono i tuoi diritti in caso di malasanità.
Introduzione
Un’operazione in laparoscopia dovrebbe rappresentare una tecnica chirurgica moderna, meno invasiva e con tempi di recupero più rapidi rispetto alla chirurgia tradizionale. Quando però questa procedura viene applicata in modo scorretto o su pazienti con controindicazioni, può trasformarsi in un grave errore medico, con ripercussioni drammatiche sulla salute e sulla vita del paziente.
È quanto accaduto alla signora Serenella, una nostra assistita di 63 anni, che si era affidata ai medici per rimuovere una piccola massa tumorale al rene. L’intervento, eseguito in laparoscopia, avrebbe dovuto essere semplice e risolutivo. Invece, per una valutazione preoperatoria inadeguata ed una gestione chirurgica non conforme alle linee guida, si è trasformato in un percorso clinico complesso e doloroso, costellato di complicanze gravi, interventi ripetuti, invalidità permanente e danni psicologici profondi.
Analizziamo insieme il caso di Serenella per capire quando e come si configura una responsabilità medica e quando sussistono i presupposti per chiedere un risarcimento per intervento in laparoscopia errato.
Indice
1.Quando un intervento in laparoscopia è una scelta sbagliata
2.Errore chirurgico e mancata diagnosi di lesione intestinale
3.Conseguenze dell’intervento in laparoscopia errato
4.Il terzo intervento chirurgico
1.Quando un intervento in laparoscopia è una scelta sbagliata
La chirurgia laparoscopica è una tecnica mininvasiva che prevede l’introduzione di una piccola telecamera e di strumenti chirurgici sottili attraverso piccole incisioni nella parete addominale. Il chirurgo opera osservando il campo operatorio su un monitor, evitando l’apertura completa dell’addome.
Questo metodo viene largamente utilizzato per interventi ginecologici, urologici, digestivi e per la rimozione di masse tumorali localizzate. Tra i principali vantaggi si annoverano:
- un recupero post-operatorio più rapido;
- minore dolore;
- ridotto rischio di infezioni superficiali;
- migliori risultati estetici.
Tuttavia, non tutti i pazienti sono candidati ideali per un intervento in laparoscopia. In presenza di determinate condizioni – come aderenze addominali da precedenti interventi chirurgici, obesità severa, o patologie respiratorie – questa tecnica può risultare non indicata o addirittura pericolosa per il paziente. In questi casi, l’accesso tradizionale attraverso una laparotomia può garantire maggiore sicurezza.
1.2 Quando un intervento laparoscopico è considerato errato
Un intervento in laparoscopia può essere considerato errato dal punto di vista medico-legale in diverse situazioni:
- Quando si sceglie l’approccio laparoscopico nonostante controindicazioni cliniche evidenti, come nel caso della signora Serenella.
- In caso di errori tecnici intraoperatori, come lesioni di organi vicini non riconosciute e non trattate tempestivamente.
- Quando non si passa in tempo alla chirurgia laparotomica se le condizioni lo richiedono.
- Violazione delle linee guida e delle buone pratiche cliniche.
- Omissione del consenso informato o mancata comunicazione dei rischi effettivi legati alla procedura.
Ogni errore, soprattutto se causa danni rilevanti al paziente, può configurare un profilo di responsabilità sanitaria, con possibilità concreta di ottenere un risarcimento per intervento in laparoscopia errato.
Per approfondire quando un errore in sala operatoria può configurare una responsabilità medica, leggi il nostro articolo su Intervento chirurgico errato e diritto al risarcimento.
1.3 Il caso di Serenella: una scelta tecnica inappropriata
Nel mese di febbraio 2023, la signora Serenella, 63 anni, viene ricoverata per l’asportazione di una massa tumorale localizzata nel rene sinistro, del diametro di circa 3 cm. Nonostante avesse già subito due interventi addominali importanti – uno per la diastasi dei muscoli retti nel 2009, e uno per laparocele nel 2014 – i medici decidono comunque di eseguire l’intervento in laparoscopia.
La presenza di numerose aderenze, prevedibile in base all’anamnesi, avrebbe dovuto indurre l’équipe medica a programmare fin da subito un accesso chirurgico tradizionale. Invece, solo durante l’operazione, a causa delle difficoltà tecniche e di problemi respiratori di Serenella, si è reso necessario convertire la procedura in chirurgia classica, aprendo l’addome della paziente.
Secondo i consulenti medico-legali, questa scelta iniziale costituisce un grave errore di valutazione preoperatoria, configurando colpa medica. La procedura scelta per l’intervento si è dimostrata errata sin da subito ed ha dato il via ad una sequenza di eventi avversi che si potevano evitare con una pianificazione chirurgica più prudente.
2.Errore chirurgico e mancata diagnosi di lesione intestinale
Durante l’intervento laparotomico a cui si è giunti solo dopo la fallita laparoscopia, viene accidentalmente lesionato un tratto di intestino. Non si tratta di un evento raro in presenza di aderenze estese, ma ciò che rende il caso di Serenella particolarmente grave è che la lesione non viene né riconosciuta in sala operatoria, né trattata subito dopo.
Già nelle ore successive all’intervento, Serenella manifesta chiari segni clinici di un danno intra-addominale: febbre persistente, aumento della leucocitosi, forte anemia, dolore addominale sempre più grave, fino alla fuoriuscita di materiale fecaloide dalla ferita chirurgica. Nonostante questi segnali più che allarmanti, il team medico non ipotizza una lesione intestinale dovuta all’intervento chirurgico errato, né procede ad accertamenti urgenti.
Per cinque giorni, il quadro clinico si deteriora ulteriormente ed i medici non fanno nulla. Solo quando Serenella entra in stato di shock settico, i sanitari comprendono la gravità della situazione e dispongono un trasferimento d’urgenza in un altro ospedale. Qui viene finalmente formulata la diagnosi: grave peritonite causata dalla perdita di contenuto intestinale nell’addome, a seguito di una lesione non diagnosticata e non trattata durante l’intervento.
2.1 La mancata diagnosi secondo la valutazione medico-legale
Nel contesto della responsabilità professionale medica, la mancata diagnosi tempestiva di una complicanza intraoperatoria rappresenta uno degli errori più gravi e frequenti. Nel caso di Serenella, i consulenti tecnici incaricati della valutazione medico-legale hanno sottolineato come i sanitari non abbiano riconosciuto una lesione intestinale evidente, nonostante la paziente presentasse sin dalle prime ore post-operatorie segni inequivocabili.
Secondo i periti, si è trattato di una condotta connotata da negligenza, imprudenza e imperizia, in violazione dei doveri di diligenza imposti al medico nella gestione del decorso post-operatorio.
In particolare, l’omesso utilizzo di accertamenti diagnostici (come una TAC addome con mezzo di contrasto) e la sottovalutazione del peggioramento clinico hanno impedito di identificare e trattare in tempo utile la “deiscenza intestinale con contaminazione fecale del cavo peritoneale, configurando così un errore evitabile”.
Questo tipo di errore rende ancora più forte il diritto della paziente ad una richiesta di risarcimento, poiché il danno subito non è stato solo una conseguenza del tipo di intervento iniziale scelto, ma anche – e soprattutto – dal fatto che i medici non sono intervenuti in tempo per correggere la complicanza sopraggiunta. Si tratta di una responsabilità evidente, che giustifica la richiesta di un risarcimento per intervento in laparoscopia errato, comprensiva anche del danno causato dal ritardo nelle cure.
Il caso di Serenella è solo uno dei tanti in cui un ritardo diagnostico ha aggravato il quadro clinico: ne parliamo anche nell’articolo Risarcimento per errata diagnosi
3.Conseguenze dell’intervento in laparoscopia errato
Dopo cinque giorni di sofferenza e peggioramento progressivo, le condizioni cliniche di Serenella diventano critiche. È ormai in stato di shock: febbre alta, dolori addominali insopportabili, segni di infezione sistemica. Solo a questo punto viene disposto il trasferimento d’urgenza presso un’altra struttura ospedaliera, dove i medici intervengono immediatamente per salvarle la vita.
Durante l’intervento chirurgico d’urgenza viene confermata la gravità del quadro: un’infezione diffusa nell’addome causata da contenuto intestinale fuoriuscito, a seguito della lesione non diagnosticata nei giorni precedenti. I chirurghi sono costretti ad asportare circa 50 cm di intestino, ormai gravemente compromessi.
L’intervento salva la vita di Serenella, ma lascia conseguenze profonde ed irreversibili. La paziente dovrà convivere per oltre un anno con una stomia intestinale – un’apertura artificiale sull’addome per espellere le feci – che modifica drasticamente la sua quotidianità.
A peggiorare ulteriormente il quadro, c’è un altro elemento drammatico: nonostante l’intervento, la massa tumorale non era stata completamente rimossa, fatto che verrà confermato mesi dopo, quando la nostra assistita si sottoporrà al terzo intervento chirurgico.
Nel tempo, Serenella sviluppa dolori cronici, irregolarità dell’alvo, un importante danno estetico addominale e, soprattutto, una grave sindrome ansioso-depressiva legata al trauma fisico e psicologico subito. La relazione medico-legale ha certificato una invalidità permanente del 40%, con pesanti ripercussioni sulla sua qualità di vita, autonomia e relazioni sociali.
3.1 Nesso causale e responsabilità medica
Questo passaggio è determinante per il riconoscimento del diritto al risarcimento.
Dimostra infatti l’esistenza di un nesso causale diretto tra le scelte mediche iniziali e le gravi conseguenze finali:
- La decisione di eseguire un intervento in laparoscopia su una paziente con aderenze addominali ha rappresentato una valutazione errata in fase preoperatoria.
- A questo si è aggiunto l’errore tecnico durante l’intervento chirurgico, con la lesione intestinale non riconosciuta.
- La successiva mancanza di diagnosi tempestiva ed il ritardo nell’intervento correttivo nei tempi clinicamente appropriati.
- Le gravi conseguenze permanenti che ne sono derivate.
Il risultato di questa catena di negligenze è stato un danno grave e permanente, che non si sarebbe verificato se fossero state rispettate le linee guida e le buone pratiche mediche. Questo legame diretto tra condotta sanitaria inadeguata e danno subito rende fondato e legittimo il diritto al risarcimento.
Quando una condotta medica si discosta in modo evidente dalle buone pratiche e provoca danni evitabili al paziente, la responsabilità è chiara. In casi come questo, è pienamente giustificata una richiesta di risarcimento per intervento in laparoscopia errato, comprensiva sia del danno fisico che del danno morale e relazionale subito.
Molti pazienti non sanno che le complicanze postoperatorie possono essere il segnale di un errore evitabile: scopri di più nell’articolo: Malasanità postoperatoria: come riconoscerla.
4.Il terzo intervento chirurgico
Nonostante il lungo percorso di sofferenza fisica e psicologica già affrontato, per Serenella la vicenda clinica non si conclude con il secondo intervento salvavita. Nei mesi successivi, l’esame istologico eseguito sul tessuto renale rimosso evidenzia un dato allarmante: la massa tumorale originaria non era stata completamente asportata. Il primo intervento, oltre a essere stato complicato da un errore tecnico, si è rivelato anche inefficace dal punto di vista oncologico.
Ad oltre un anno di distanza, nel maggio 2024, Serenella è costretta ad affrontare un terzo intervento chirurgico, ancora più complesso. I chirurghi eseguono una nefrectomia parziale sinistra, cioè la rimozione del residuo tumorale sul rene, accompagnata dalla ricanalizzazione intestinale per ripristinare il normale transito dopo la stomia.
Questa operazione si sarebbe potuta evitare, o quantomeno ridurre nella sua estensione e invasività, se il tumore fosse stato correttamente rimosso fin dal primo intervento. La necessità di un’ulteriore chirurgia, con tutto ciò che comporta in termini di stress, complicanze, anestesia e degenza, è diretta conseguenza di un errore di valutazione iniziale dei chirurghi.
4.1 Danno oncologico che rafforza la responsabilità medica
Il fatto che il tumore non sia stato rimosso del tutto durante il primo intervento rappresenta un errore medico a sé stante. Questo ha costretto Serenella ad affrontare un lungo periodo di incertezza, ulteriori esami, cure ed un terzo intervento chirurgico che si sarebbe potuto evitare.
Questo errore si aggiunge agli altri già commessi e rende ancora più forte la sua posizione dal punto di vista legale. C’è infatti un collegamento chiaro tra la cattiva gestione chirurgica iniziale, la mancata rimozione completa del tumore e le nuove sofferenze che ne sono derivate.
Tutto questo costituisce una base solida per chiedere un risarcimento per intervento in laparoscopia errato, tenendo conto non solo dei danni fisici e delle complicanze, ma anche della malattia prolungata e del disagio emotivo vissuto dalla paziente.
5.Conclusione
La storia di Serenella dimostra quanto possa essere grave l’impatto di un errore medico, soprattutto quando riguarda un intervento che dovrebbe essere mini invasivo e risolutivo. In questo caso, una valutazione chirurgica sbagliata, un errore tecnico non riconosciuto, la mancata diagnosi tempestiva ed, infine, l’asportazione solo parziale del tumore hanno generato una catena di eventi dannosi con conseguenze profonde: invalidità permanente, sofferenza psicologica e la necessità di sottoporsi ad ulteriori operazioni.
Errori come quelli descritti giustificano pienamente una richiesta di risarcimento per intervento in laparoscopia errato. Ottenere giustizia è possibile, ma servono competenze specifiche ed un supporto professionale adeguato.
Hai vissuto una situazione simile?
Se anche tu o un tuo familiare avete subito complicanze a seguito di un intervento in laparoscopia o sospetti un errore medico, contatta subito Aiuto Malasanità.
Il nostro team di esperti in responsabilità professionale medica analizzerà gratuitamente il tuo caso e ti aiuterà a capire se ci sono i presupposti per una richiesta di risarcimento.
Richiedi una consulenza senza impegno tramite il nostro Numero Verde 800.100.222 oppure compila il modulo online. Siano qui per aiutarti ad ottenere la giustizia che meriti.
Link utili