Per legge in Italia un’interruzione di gravidanza deve essere effettuata entro i tre mesi di gestazione, ma in casi eccezionali l’aborto terapeutico può essere praticato anche oltre questi termini previsti dalla legge, ovvero nel caso in cui il feto presenta malformazioni e anomalie gravi tanto da arrecare danni fisici e psicologici alla gestante. In questo caso si parla di aborto terapeutico.
Ma vediamo insieme nello specifico quando è possibile fare un’interruzione terapeutica di gravidanza (ITG).
Quando è possibile fare una ITG (interruzione terapeutica di gravidanza) oltre i tre mesi di gestazione
Secondo la legge italiana un aborto terapeutico oltre il primo trimestre è possibile farlo solamente se si presentano due casi, ovvero:
- quando la gravidanza e il parto implicano un grave pericolo per la vita della mamma. Sono casi decisamente rari, ma se si presentano bisogna intervenire nel modo più corretto possibile e in tempi ristretti proprio per evitare ulteriori complicanze. Un esempio potrebbe essere un’emorragia interna dovuta al distacco della placenta o di perforazione prematura del sacco amniotico con annessa infezione, che potrebbero fare insorgere delle complicazioni molto serie per la gestante, tanto da obbligarla ad interrompere immediatamente la gravidanza anche se i tre mesi consentiti per legge sono trascorsi.
- il secondo caso per il quale è possibile effettuare un aborto terapeutico è quando il feto presenta anomalie e malformazioni tanto gravi da essere considerate un serio pericolo per la vita della mamma.
È importante sottolineare che non si pratica un aborto terapeutico oltre il termine previsto per legge solo perché si scopre che un bambino ha delle malformazioni gravi, ma solo perché quest’ultime possono recare danni fisici e psichici alla donna, e quindi è destinato a salvare la vita della madre in situazioni estreme.
In entrambi i casi deve essere il medico a capire se tali malformazioni potrebbero davvero recare danni di salute alla gestante, e prima di emettere la diagnosi definitiva è un bene che faccia effettuare alla donna tutti gli esami previsti come ad esempio ecografie, amniocentesi e villocentesi.
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Tempistica per effettuare una ITG
La legge in questo caso non pone dei limiti di tempo prestabiliti ma specifica che un’eventuale interruzione di gravidanza terapeutica deve essere fatta prima che il bambino sia in grado di vivere al di fuori dell’utero materno. Anche perché se il bambino riesce a nascere vivo il medico ha l’obbligo morale di rianimarlo nel caso in cui la situazione lo ritenga necessario.
Di solito quando si scoprono gravi malformazioni fetali che mettono a rischio la vita e la salute della mamma, si fissa un termine per l’interruzione terapeutica della gravidanza, ovvero a 22 settimane più due o tre giorni, proprio perché il termine è legato alla possibilità di sopravvivenza effettiva del feto.
Ovviamente può capitare che una malformazione fetale venga diagnosticata dopo la 22esima settimana di gestazione, purtroppo in questo caso la donna in Italia non può più effettuare una ITG e deve rivolgersi a città estere, in questo caso la legge italiana è di per sé contraddittoria a quanto specificato prima.
Come viene praticato un aborto terapeutico
Un’interruzione di gravidanza terapeutica intorno alla 15esima viene praticata come un aborto spontaneo effettuato entro i primi tre mesi di gestazione, ovvero per isterosuzione (aspirazione) o per raschiamento (revisione uterina). In ogni caso si procede con lo svuotamento dell’utero in anestesia generale o locale.
Viceversa se l’interruzione di gravidanza terapeutica viene effettuata dopo la 15esima settimana di gestazione si deve indurre il travaglio, detto travaglio abortivo, per favorire l’espulsione del feto, questo può avvenire attraverso due metodiche:
- Somministrazione per via vaginale di prostaglandine: le prostaglandine hanno la proprietà di indurre spontaneamente il travaglio; potrebbe essere necessario somministrarle periodicamente e non solo una volta, poiché i tempi di risposta del travaglio e dell’induzione variano da donna a donna. In ogni caso il parto deve avvenire nel giro di poche ore o al massimo di due giorni.
- Somministrazione per via orale della pillola RU486 e prostaglandine per via vaginale: questa pillola “sprona” le prostaglandine ad indurre il travaglio, quindi i tempi si accorciano notevolmente.
Aborto terapeutico non necessario e risarcimento danni
Ci troviamo in provincia di Cosenza nell’anno 2011. Una donna, a causa di un incidente stradale con la sua auto, viene trasportata in ospedale. Per via delle lesioni subite durante l’incidente i medici hanno deciso di sottoporre la donna ad un aborto terapeutico, anche se la donna in questione non sapeva neppure di essere in gravidanza.
I giudici della Corte di Cassazione dopo aver eseguito le giuste indagini all’interno dell’ospedale dove è stata soccorsa la donna e dove è effettuato l’aborto terapeutico, non hanno avuto nessun dubbio nel considerare le sofferenze fisiche e psicologiche che la donna ha dovuto subire a causa di quell’aborto a cui è stata sottoposta senza consenso, e tali sofferenze devono portare con assoluta certezza ad un risarcimento personalizzato del danno non patrimoniale da parte del medico e dell’intera struttura ospedaliera.
Va considerato anche il danno morale subìto per la non nascita del figlio che portava in grembo sia in favore della donna come potenziale madre del bambino, sia al potenziale padre, marito della donna, e anche ai potenziali fratelli, ovvero agli altri figli della coppia.
In questo caso si parla di “danno da mancata nascita del congiunto”.
Sai che hai un tempo limitato per richiedere un risarcimento dei danni? Leggi l’articolo sui tempi di prescrizione per il risarcimento dei danni.
Conclusioni
Se ritieni di essere vittima di malasanità per via di un aborto terapeutico che non doveva essere effettuato o per altri motivi riguardanti sempre l’aborto terapeutico rivolgiti a degli avvocati esperti in risarcimento danni per negligenza medica, sapranno indicarti la giusta via per richiedere, se dovuto, il giusto risarcimento per il danno subìto.
Aiuto Malasanità dispone di un team di avvocati specializzati in risarcimenti da danni medici e malasanità ginecologica e ostetrica.
Non dovrai mai pagare alcun costo se prima non otterrai il risarcimento: anche le visite specialistiche saranno a nostro carico.