Incontinenza cervicale: diagnosi mancata e parto prematuro

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Incontinenza cervicale – Diagnosi non effettuata in tempo: errore medico fatale per il bambino

Oggi vogliamo raccontarvi una storia, la storia di M. e della sua bambina, vittime di una incontinenza cervicale non diagnosticata. Ma prima di proseguire vediamo cos’è l’incontinenza cervicale.

In gravidanza il collo uterino (o cervice) si allunga e si chiude, così da rendere l’utero che ospita il bambino ben chiuso. In prossimità del parto la cervice inizia ad accorciarsi per poi dilatarsi e permettere l’espulsione del bambino.

In condizioni normali e sane, la cervice di una donna in gravidanza ha una lunghezza di circa 4 cm ed è ben chiusa e rigida. Per alcune donne però non è così: il peso del bambino e la pressione dell’utero riescono a far aprire il collo dell’utero causando rottura delle membrane e parti gravemente prematuri. Questo succede perché i tessuti della cervice sono deboli, per diversi motivi. Infatti le cause più comuni di incontinenza cervicale sono:

  • Fattori congeniti: in presenza di alcune malattie genetiche o di anomalie uterine la produzione di collagene diminuisce, e questo rende le fibre del collo dell’utero deboli e poco elastiche, così che al peso del bambino “cedono”;
  • Lacerazioni del collo dell’utero: una donna che ha subito traumi ostetrici durante un parto precedente è molto esposta al rischio di incompetenza cervicale.
  • Interventi chirurgici invasivi al collo dell’utero: quando vengono praticate delle biopsie cervicali (dove si prelevano campioni di tessuto cervicale) o altri interventi invasivi sulla cervice (ad esempio LEEP o elettrochirurgia) c’è il rischio di insufficienza cervicale;
  • Revisioni uterine con dilatazione del collo dell’utero: a seguito di un aborto spontaneo o nel caso di emorragie che richiedono una revisione uterina o raschiamento, può essere necessario dilatare la cervice. Questa procedura può danneggiare la struttura del collo uterino.
  • Aborti spontanei multipli

Per questo motivo il ginecologo che segue la gravidanza deve effettuare periodiche valutazioni della cervice, anche ecografiche (cervicometria) soprattutto in donne con un’anamnesi di situazioni di rischio. Aver avuto un pregresso parto pretermine a causa di incontinenza cervicale o rottura delle membrane è un altissimo fattore di rischio, che deve spingere il medico ad agire in maniera preventiva.

Cos’è l’incontinenza cervicale

Incontinenza cervicale: diagnosi e prevenzione

Se durante le visite il medico riscontra una lunghezza della cervice inappropriata alle settimane di gravidanza o se trova la cervice dilatata (pervia al dito) deve diventare molto scrupoloso nel seguire la situazione. Innanzitutto dovrà tempestivamente cercare di individuare la causa, facendo eseguire dei tamponi alla donna per valutare se vi sono delle infezioni in corso (le infezioni causano parti prematuri se non curate) e inoltre dovrà verificare la presenza di contrazioni precoci, che potrebbero essere responsabili delle modifiche del collo dell’utero.

Ma la cervice si può dilatare anche senza avvisaglie e senza alcuna contrazione.

Dopo aver intercettato la causa delle modifiche dell’utero dovrà mettere in atto delle terapie: si dovrà curare l’infezione se presente, bloccare le contrazioni o cercare di rafforzare il collo dell’utero, prescrivendo farmaci specifici e il riposo.

Controlli molto frequenti sono d’obbligo, perché va valutato se le terapie d’urto funzionano o se è il caso di intervenire in maniera più incisiva. Infatti esistono alcuni interventi che hanno lo scopo di chiudere chirurgicamente e momentaneamente il collo dell’utero: cerchiaggio preventivo o pessario.

Il cerchiaggio è un intervento chirurgico che prevede l’inserimento di una fettuccia che chiude il collo dell’utero, che va rimossa intorno alla 37° settimana.

Il pessario invece è un anello di diverse forme e misure in silicone medico che viene inserito nella vagina in prossimità della cervice per sostenere l’utero ed evitare che la cervice ceda. È un metodo non invasivo, di facile inserimento e di basso costo, ed è una valida alternativa al cerchiaggio.

incontinenza cervicale pessario

Il ginecologo ha il dovere di diagnosticare e adottare terapie appropriate all’incompetenza cervicale: Qualora questo non si verificasse e il bambino o la madre dovessero riportare danni consistenti (morte o danni neurologici/invalidanti), il medico ginecologo sarà ritenuto responsabile per negligenza e dovrà riconoscere un risarcimento danni per malasanità.

 

Quando la mancata diagnosi di incontinenza cervicale distrugge una famiglia: la storia di M.

M. è una donna di 39 anni che nel 2015 si è ritrovata suo malgrado a vivere una situazione surreale: era incinta alla ventiquattresima settimana e tutto sembrava stesse andando bene: la bambina cresceva regolarmente e lei non aveva accusato alcun problema rilevante.

Durante quella settimana, in un’ecografia di routine, la ginecologa si accorse che il collo dell’utero era più corto di quanto sarebbe dovuto essere, e alla visita risultò addirittura pervio al dito (ovvero leggermente aperto). La dottoressa però non decise di far ricoverare la donna, né di prescriverle del progesterone, né di indagare: la salutò fissando un appuntamento alla 30° settimana (quasi un mese e mezzo dopo) e raccomandandole di stare a riposo.

Una settimana dopo, nonostante avesse osservato le indicazioni della dottoressa in quanto al riposo, M. avvertì una strana sensazione di peso all’utero e preoccupata si recò al pronto soccorso ostetrico. Lì trovò una dottoressa che si limitò a visitarla e a fare un’ecografia esterna dove appurò che la bambina stava bene. Durante la visita constatò ancora il collo pervio al dito, ma non effettuò alcuna cervicometria. “Torni domani e venga urgentemente a fare i tamponi” fu l’unica cosa che disse, e la rimandò a casa.

Quella stessa notte M. partorì la sua bambina. A casa. Sul letto. Senza neanche rendersi conto di quanto stesse accadendo.

Non si poté fare nulla per salvare la bambina, nata troppo prematuramente.

M. non si è mai ripresa da quello shock, e nonostante l’orologio biologico continui a ticchettare, sostiene che non farà altri figli se prima non avrà ottenuto giustizia per la sua bambina; questa condizione di disagio e stress emotivo ovviamente si ripercuote anche all’interno della coppia.

Magari, se durante la prima ecografia la ginecologa avesse richiesto il ricovero per monitorare la situazione, tutto questo non sarebbe successo. Magari, se quella sera in pronto soccorso avessero fatto una cervicometria, si sarebbero accorti che la cervice si stava completamente appiattendo e avrebbero fatto un cerchiaggio di urgenza salvando la bambina. Magari… magari.

 

Leggi anche: Danno morale causato da malasanità: come ottenere risarcimento?

 

Denuncia la malasanità

Denunciare è un diritto, ma è anche un dovere, affinché chi si macchia di tali crimini per negligenza paghi. Se tu o una persona a te cara siete vittime di malasanità (parto prematuro per mancata diagnosi di incontinenza cervicale, con conseguente decesso del bambino o con danni gravi allo stesso) dovreste chiedere il supporto di avvocati esperti in casi di malasanità e danni da parto.

Il nostro staff di ginecologi saprà dirti se hai diritto a un risarcimento danni.

Non dovrai mai pagare alcun costo se prima non otterrai il risarcimento: anche le visite specialistiche saranno a nostro carico.

Sai che hai un tempo limitato per richiedere un risarcimento dei danni? Leggi l’articolo sui tempi di prescrizione per il risarcimento dei danni.

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