Operato per un Tumore Mai Esistito: Errore Medico che Cambia la Vita

operato per un tumore mai esistito

Topics covered

Aurelio è stato operato per un tumore mai esistito a causa di un errore medico. Scopri come è successo, quali sono le responsabilità della struttura sanitaria e come ottenere un risarcimento per malasanità.


Introduzione

Ogni paziente ha il diritto di ricevere informazioni chiare, complete e veritiere prima di sottoporsi ad un trattamento medico. Questo principio, noto come consenso informato, è alla base della relazione di fiducia tra medico e paziente e rappresenta un requisito legale imprescindibile prima di qualsiasi intervento.

Quando il consenso informato viene violato, il paziente non è messo in condizione di scegliere liberamente, aumentando il rischio di subire trattamenti invasivi inutili o dannosi. È ciò che è accaduto ad Aurelio, operato d’urgenza per una sospetta neoplasia polmonare senza che fosse mai stata confermata la presenza di un tumore maligno.

Solo dopo l’intervento si è scoperto che la diagnosi era errata e che la rimozione del tessuto polmonare non era necessaria. Questo errore ha stravolto la sua vita, compromettendo la sua salute e la sua autonomia.

In questo articolo analizziamo il caso di Aurelio, mettendo in evidenza le omissioni commesse dai medici, il mancato rispetto delle procedure diagnostiche e il diritto al risarcimento per la violazione del consenso informato.

Indice

  1. Il consenso informato: un diritto fondamentale del paziente
  2. Decorso clinico del paziente
  3. Operato per un tumore mai esistito: l’intervento chirurgico eseguito senza una diagnosi certa
  4. La responsabilità della struttura sanitaria
  5. I diritti del paziente in caso di errore medico 
  6. Conclusione

1. Il consenso informato: un diritto fondamentale del paziente

Il consenso informato è un principio cardine della medicina e della tutela del paziente. Secondo la legge, nessun trattamento sanitario può essere eseguito senza il consenso esplicito del paziente, il quale deve essere informato in maniera esaustiva su:

✔ Diagnosi e grado di certezza della stessa.
✔ Opzioni terapeutiche disponibili, comprese eventuali alternative meno invasive.
✔ Benefici e rischi della procedura proposta.
✔ Possibili complicanze ed effetti collaterali.
✔ Conseguenze di un eventuale rifiuto del trattamento.

Nel caso di Aurelio, questo diritto è stato completamente ignorato. I medici gli hanno detto che era necessaria un’operazione urgente per rimuovere una massa sospetta ai polmoni, senza spiegargli che la diagnosi era ancora incerta e che esistevano altre opzioni prima di procedere con un intervento così drastico.

Se Aurelio fosse stato adeguatamente informato, avrebbe potuto chiedere un secondo parere oppure attendere ulteriori accertamenti. Invece, è stato operato senza avere piena consapevolezza della sua reale condizione clinica, solo successivamente l’esame istologico ha confermato che non si trattava di una neoplasia, bensì che il quadro clinico era compatibile con pseudotumore infiammatorio IgG4-correlato.

Leggi il nostro articolo sul consenso informato

2. Decorso clinico del paziente

Tutto ha inizio quando Aurelio, 58 anni, si sottopone ad una TC toracica che evidenzia un addensamento polmonare sospetto nel lobo superiore del polmone sinistro. Questo repertorio radiologico, sebbene meritevole di ulteriori approfondimenti, non costituisce di per sé una diagnosi di tumore maligno. Viene quindi programmato un follow-up clinico e radiologico per valutare l’evoluzione della lesione.

Giugno – Luglio 2017 – Accertamenti diagnostici inconcludenti

Nei mesi successivi, Aurelio viene sottoposto ad una serie di accertamenti per verificare la natura della lesione. Vengono eseguite diverse broncoscopie e biopsie con agoaspirato, ma nessuno di questi esami fornisce una conferma istologica della presenza di una neoplasia.
Nonostante ciò, una PET-TC mostra che la lesione capta il radiofarmaco, un dato che può rafforzare il sospetto oncologico, ma che da solo non è sufficiente per diagnosticare un tumore maligno. La captazione del tracciante, infatti, può essere riscontrata anche in processi infiammatori o infettivi, motivo per cui sarebbe stato necessario proseguire con ulteriori approfondimenti diagnostici prima di iniziare trattamenti aggressivi.

Agosto – Settembre 2017 – Trattamenti oncologici senza diagnosi certa

Nonostante l’assenza di una diagnosi istologica definitiva, i medici decidono di iniziare un trattamento chemioterapico con farmaci utilizzati per il carcinoma polmonare. Questa scelta terapeutica appare prematura e non supportata da evidenze certe di tumore maligno.
L’errore diagnostico viene aggravato ulteriormente quando, senza una conferma istologica, viene programmato un intervento chirurgico di resezione polmonare, con l’obiettivo di rimuovere la lesione sospetta.
Il 21 settembre 2017, Aurelio viene sottoposto ad un intervento di pneumonectomia parziale, con la rimozione di una porzione significativa del polmone sinistro.

Ottobre 2017 – La scoperta dell’errore medico

L’esame istologico post-operatorio smentisce definitivamente la diagnosi oncologica: la lesione non è un tumore maligno, bensì un processo infiammatorio cronico. Questo risultato conferma che Aurelio è stato sottoposto a chemio ed intervento chirurgico invasivo per una patologia non tumorale, con conseguenze gravi ed irreversibili per la sua salute.

Novembre 2017 – 2019 – Diagnosi tardiva e trattamento corretto

Solo a distanza di mesi, dopo ulteriori esami specialistici, Aurelio riceve finalmente la diagnosi corretta: malattia IgG4-correlata, una patologia infiammatoria rara che colpisce diversi organi e che avrebbe potuto essere trattata in modo efficace con terapia cortisonica e immunosoppressiva, evitando la chemio e l’intervento chirurgico.
Aurelio inizia così un trattamento con cortisone ed immunosoppressore, che porta subito al miglioramento della sintomatologia, ma ormai il danno polmonare è irreversibile.

Complicanze respiratorie ed invalidità permanente

Negli anni successivi, Aurelio sviluppa complicazioni respiratorie gravi a causa della riduzione della capacità polmonare. Il danno anatomico e funzionale dovuto alla resezione polmonare ha determinato una restrizione respiratoria permanente, che compromette la sua qualità di vita e lo costringe a limitazioni significative nelle attività quotidiane.
A causa dell’errore medico, Aurelio si ritrova con un handicap respiratorio irreversibile, che lo costringe a frequenti terapie riabilitative ed alla dipendenza costante da farmaci per il controllo della sua condizione.

L’arrivo della pandemia da Covid-19 ha reso la sua situazione ancora più difficile. Vivendo con un grave deficit respiratorio, il timore di contrarre il virus è diventato per lui una fonte costante di ansia che ha stravolto la sua vita sociale, costringendolo ad un isolamento forzato per anni. 

3. Operato per un tumore mai esistito: l’intervento chirurgico eseguito senza una diagnosi certa

L’operazione a cui è stato sottoposto Aurelio è stata una resezione polmonare, ovvero l’asportazione di una parte del polmone, ritenuta necessaria per rimuovere una presunta neoplasia. Tuttavia, non c’era alcuna certezza che la massa fosse maligna.

In medicina, le linee guida oncologiche stabiliscono che, prima di un intervento così invasivo, sia necessario:

✔ Eseguire una biopsia approfondita per confermare la natura della lesione.
✔ Valutare alternative diagnostiche meno invasive come la PET o il monitoraggio della lesione nel tempo.
Informare il paziente sul grado di incertezza della diagnosi e sulle opzioni disponibili.

Nessuna di queste precauzioni è stata adottata nel caso di Aurelio. Il sospetto oncologico non è stato confermato da esami più approfonditi, eppure i medici hanno deciso di procedere con l’intervento senza rispettare i protocolli diagnostici.

Solo dopo la rimozione del tessuto polmonare e l’analisi istologica definitiva si è scoperto che la lesione non era un tumore maligno, rendendo evidente che l’intervento era ingiustificato.

Scopri come ottenere un risarcimento per errore medico

4. La responsabilità della struttura sanitaria

L’errore medico subito da Aurelio non è stato un semplice caso di sfortuna, ma il risultato di una gestione clinica approssimativa e del mancato rispetto dei protocolli diagnostici

Perché l’ospedale ha sbagliato

Nel caso di lesioni polmonari sospette, le linee guida oncologiche e pneumologiche stabiliscono un iter diagnostico preciso da seguire prima di avviare un trattamento così invasivo. La diagnosi di tumore polmonare non può basarsi solo su esami di imaging come TC o PET, in quanto la captazione del tracciante può verificarsi anche in condizioni non neoplastiche, come infezioni o malattie infiammatorie croniche.

Secondo i protocolli:

  • L’agoaspirato o la biopsia polmonare devono fornire una conferma istologica definitiva prima di procedere con la terapia. Nel caso di Aurelio, i risultati delle biopsie eseguite non hanno mai confermato la presenza di cellule tumorali.
  • In situazioni di incertezza, si sarebbe dovuto optare per un follow-up clinico e radiologico per valutare l’evoluzione della lesione, invece di intervenire con terapie oncologiche senza una base scientifica certa.
  • Se il sospetto di tumore fosse rimasto nonostante le biopsie negative, si sarebbe potuto eseguire un prelievo istologico più ampio, come una biopsia chirurgica limitata, piuttosto che procedere direttamente con una resezione polmonare radicale.

L’ospedale ha ignorato questi protocolli e ha trattato Aurelio come un paziente oncologico senza prove certe della malattia. Questo errore rappresenta una chiara negligenza sanitaria.

L’importanza della multidisciplinarietà

In oncologia, le decisioni terapeutiche più complesse vengono prese da un team multidisciplinare, composto da oncologi, pneumologi, radiologi e anatomopatologi, che analizzano insieme il caso per scegliere il percorso più sicuro ed efficace. Questo approccio, chiamato Tumor Board, riduce al minimo il rischio di errori e garantisce che il paziente riceva il trattamento più appropriato.

Nel caso di Aurelio, manca ogni evidenza che ci sia stata una discussione multidisciplinare prima di procedere alla chemio e all’intervento chirurgico. Sembra che la decisione sia stata presa in modo affrettato, basandosi esclusivamente su esami di imaging e senza un’analisi più approfondita da parte di specialisti con competenze diverse.

L’assenza di un confronto tra specialisti ha portato ad un errore che poteva essere facilmente evitato con un’attenta valutazione del quadro clinico.

Errori di comunicazione tra medici e paziente

Uno degli aspetti più gravi di questo caso è stato il mancato coinvolgimento di Aurelio nel processo decisionale. Il diritto del paziente ad essere informato ed a partecipare attivamente alle scelte terapeutiche è sancito dal consenso informato, che in questo caso è stato violato sotto diversi aspetti.

  • Aurelio non è stato adeguatamente informato sulla natura incerta della diagnosi. Gli è stato detto che aveva un tumore, senza spiegargli che non c’era ancora una conferma istologica certa.
  • Non gli è stata prospettata alcuna alternativa diagnostica: non gli è stato suggerito di attendere ulteriori esami o di richiedere una seconda opinione.
  • Non gli sono stati illustrati i rischi della pneumonectomia: non è stato messo al corrente del fatto che, se la diagnosi fosse stata errata, avrebbe perso irrimediabilmente una parte del polmone senza motivo.
  • Il modulo di consenso informato che ha firmato riportava l’indicazione di una procedura oncologica, lasciando intendere che la diagnosi di tumore fosse già stata confermata.

La sua volontà, invece, è stata completamente ignorata. Un errore diagnostico può accadere, ma quando deriva da superficialità, mancanza di confronto tra specialisti e assenza di comunicazione con il paziente, si trasforma in malasanità.

Leggi di più sui tuoi diritti in caso di malasanità

5. I diritti del paziente in caso di errore medico 

Quando un paziente subisce un danno a causa di un errore medico, ha il diritto di ottenere giustizia e un risarcimento per le conseguenze subite. Il diritto alla salute è tutelato dalla Costituzione italiana (art. 32) e la responsabilità dei medici e delle strutture sanitarie è regolata dalla Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017), che disciplina la responsabilità professionale sanitaria e tutela i diritti dei pazienti in caso di malasanità.

Quando si può richiedere un risarcimento per errore medico?

Per ottenere un risarcimento, è necessario dimostrare tre elementi fondamentali:
Errore medico – Il sanitario o la struttura ospedaliera ha commesso un errore diagnostico, terapeutico o chirurgico che ha violato le linee guida mediche o le buone pratiche cliniche.
Nesso causale – Deve esserci un collegamento diretto tra l’errore e il danno subito dal paziente. Ad esempio, se una diagnosi errata ha portato a un intervento chirurgico non necessario, il paziente ha subito un danno ingiustificato.
Danno subito – Il paziente deve aver riportato un danno fisico, psicologico o patrimoniale a causa dell’errore medico.

Nel caso di Aurelio, l’errore diagnostico ha causato una grave compromissione della qualità della vita, con la perdita di una porzione del polmone sinistro e le conseguenze respiratorie permanenti che hanno influito sulla sua autonomia, sul suo lavoro e sul suo stato emotivo. Questo ha reso possibile la richiesta di un risarcimento per danno biologico, danno morale, danno esistenziale e danno patrimoniale.

Quali sono i danni risarcibili in caso di errore medico?

I danni riconosciuti in una causa per malasanità possono essere molteplici e vengono calcolati in base alle specifiche conseguenze subite dal paziente:

Danno biologico → Riguarda la compromissione permanente o temporanea della salute del paziente, come nel caso di Aurelio, che ha subito la perdita di un organo e una ridotta capacità respiratoria.
Danno morale → Viene riconosciuto per la sofferenza psichica subita dal paziente a causa dell’errore medico. Nel caso di Aurelio, la consapevolezza di aver perso inutilmente un polmone ha generato un forte disagio emotivo e ansia.
Danno esistenziale → Comprende le ripercussioni sulla vita quotidiana del paziente, come l’impossibilità di svolgere le normali attività, la perdita di autonomia e il peggioramento della qualità della vita.
Danno patrimoniale → Si divide in danno emergente (spese mediche sostenute per trattamenti, riabilitazione, visite specialistiche) e lucro cessante (perdita di guadagno dovuta all’incapacità di lavorare a causa delle conseguenze dell’errore medico). Aurelio, ad esempio, ha dovuto ridurre la sua attività lavorativa, subendo una perdita economica significativa.

Come ottenere un risarcimento?

Per ottenere il risarcimento, è necessario intraprendere un’azione legale con il supporto di professionisti esperti in malasanità. Il percorso prevede:

  1. Analisi del caso – Un team di medici legali e avvocati valuta la documentazione clinica per verificare la presenza di errori e la possibilità di dimostrare il nesso causale tra l’errore e il danno subito.
  2. Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) – Prima di intentare una causa, spesso si richiede una perizia da parte di un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) nominato dal tribunale per stabilire le responsabilità mediche.
  3. Richiesta di risarcimento – In base alla perizia, si può tentare una trattativa con la compagnia assicurativa dell’ospedale o del medico responsabile, oppure avviare una causa civile per ottenere il risarcimento del danno.

Secondo l’ANAAO AssoMed (Associazione Nazionale Aiuti e Assistenti Ospedalieri), ogni anno si registrano oltre 30.000 denunce per errori medici, di cui il 20% legati a errori diagnostici o violazione del consenso informato.

Il 75% delle cause per malasanità si conclude con un risarcimento per il paziente.

Se hai subito un errore medico e vuoi sapere se hai diritto a un risarcimento, è fondamentale affidarsi a specialisti in responsabilità sanitaria. Aiuto Malasanità offre consulenze gratuite per analizzare il tuo caso e fornirti assistenza legale su tutto il territorio nazionale.

6. Conclusione

Nessuno dovrebbe affrontare da solo le conseguenze di una diagnosi sbagliata o di un trattamento medico errato. Se anche tu hai vissuto un’esperienza simile a quella di Aurelio, è importante sapere che esistono strumenti legali per ottenere giustizia e un risarcimento per il danno subito.

Come ottenere giustizia per errore medico

Aiuto Malasanità è al tuo fianco per aiutarti a far valere i tuoi diritti. Grazie al nostro team di esperti in responsabilità medica e medici legali specializzati, possiamo fornirti un supporto completo per valutare il tuo caso e intraprendere le azioni necessarie.

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Link Utili

La Costituzione: Art. 32

Codice Deontologico

Legge Gelli Bianco

Author

  • Prof. Dott. De Luca Paolo

    Già Docente Scuola di Specializzazione in Medicina Legale e delle Assicurazioni Università “La Sapienza”

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Prof. Dott. De Luca Paolo

Già Docente Scuola di Specializzazione in Medicina Legale e delle Assicurazioni Università “La Sapienza”

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Prof. Dott. De Luca Paolo

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