Risarcimento per Errore Medico: Quando e Come Ottenerlo

Topics covered

Scopri quando puoi ottenere un risarcimento per errore medico e come dimostrare il danno subito. Consulta esperti in malasanità per tutelare i tuoi diritti.

Introduzione

Molti genitori si chiedono quando è possibile ottenere un risarcimento per errore medico e se gli errori in sala parto sono automaticamente risarcibili. In realtà, la legge italiana presenta rigidi criteri: per ottenere un risarcimento per malasanità, è necessario dimostrare che il neonato o la madre hanno subito un danno permanente da errore medico. Non basta che vi sia stato un errore medico, un trattamento inadeguato o un’esperienza negativa per avere diritto a un risarcimento. Per poter avanzare una richiesta valida, è necessario dimostrare che il neonato o la madre abbiano riportato un danno permanente e che tale danno sia direttamente collegato all’errore sanitario.

Indice

1. Quando un Errore Medico Dà Diritto a un Risarcimento per Malasanità?

2. Risarcimento Danno Permanente: Quando è possibile ottenere un Indennizzo

3. Come dimostrare un errore medico e richiedere un risarcimento?

4. Conclusione

1. Quando un Errore Medico Dà Diritto a un Risarcimento per Malasanità?

Nel nostro ordinamento giuridico, la responsabilità medica non è automatica. Questo significa che non basta che un medico commetta un errore affinché il paziente abbia diritto ad un risarcimento. Anche in presenza di una condotta sanitaria scorretta o negligente, è necessario dimostrare che l’errore ha provocato un danno permanente e quantificabile.

1.1 Cosa significa “danno permanente e quantificabile”?

Per ottenere un risarcimento, il paziente deve dimostrare che l’errore medico ha avuto conseguenze gravi e irreversibili, incidendo sulla sua salute in modo permanente. Il danno deve essere valutabile con criteri medico-legali e deve comportare una reale compromissione della qualità della vita del paziente.

Questo principio si basa sulla distinzione tra:

  1. Errore senza conseguenze permanenti → Se l’errore non ha lasciato danni a lungo termine, non c’è diritto all’indennizzo, anche se il paziente ha vissuto un’esperienza dolorosa o traumatica.
  2. Danno dimostrabile con perizie mediche → Il danno deve essere certificato da una perizia medico-legale che stabilisca la gravità e l’impatto sulla vita del paziente. Non basta la percezione soggettiva della vittima, serve una prova scientifica che dimostri l’esistenza del legame tra errore e conseguenze.
  3. Lo stress emotivo non è risarcibile → Anche se una brutta esperienza in ospedale può provocare ansia, sofferenza psicologica e traumi, questo non è sufficiente per chiedere un risarcimento, a meno che non si trasformi in un vero e proprio danno psichico certificato da medici specialisti.

1.2 Caso pratico di Malasanità Ostetrica: utilizzo errato della ventosa ostetrica

Un caso comune di malasanità ostetrica riguarda l’uso scorretto della ventosa ostetrica. Analizziamo un esempio concreto di una richiesta di aiuto che abbiamo ricevuto: un neonato ha riportato un ematoma cranico da parto a causa di un’applicazione errata di questo strumento medico. Questo tipo di danno è frequente nei casi di parto distocico, ma non sempre è risarcibile.

  • Alla nascita, il bambino presentava un gonfiore evidente sulla testa e segni di sofferenza legati alla manovra.
  • I medici hanno monitorato la situazione ed il neonato è stato sottoposto a controlli pediatrici e neurologici nei giorni successivi.
  • Nel giro di alcune settimane, l’ematoma si è completamente riassorbito senza lasciare deficit neurologici o motori permanenti, come la tetraparesi spastica.

In questo caso, anche se l’applicazione della ventosa è stata eseguita in modo non corretto ed ha causato una complicazione iniziale, non vi sono i presupposti per un risarcimento perché:

  • Il danno è stato temporaneo e non ha lasciato conseguenze permanenti.
  • Non ci sono ripercussioni sulla salute o sullo sviluppo del bambino.
  • Lo stress e la preoccupazione vissuti dai genitori, per quanto comprensibili, non costituiscono un danno risarcibile secondo la legge.
Leggi:  Prescrizione risarcimento danni: cosa cambia con la nuova legge Gelli

Se, invece, l’uso scorretto della ventosa avesse provocato un danno cerebrale permanente, con conseguenze come un ritardo nello sviluppo o difficoltà motorie, allora il risarcimento sarebbe stato possibile. Ma in assenza di queste condizioni, la sofferenza, per quanto reale e comprensibile, non rientra nei criteri per il risarcimento del danno medico.

1.3 Perché la legge italiana funziona in questo modo?

L’ordinamento italiano segue il principio secondo cui non si risarcisce l’errore in sé, ma solo il danno che ne deriva. Questo serve ad evitare che ogni episodio di malasanità, anche senza conseguenze reali sul paziente, dia automaticamente diritto a un indennizzo.

Se così non fosse, ogni piccolo errore – anche quelli che non compromettono la salute del paziente – potrebbe diventare motivo di richiesta di risarcimento, con un impatto enorme sul sistema sanitario, giuridico e sulla gestione delle risorse pubbliche.

Ovviamente, questo non significa che gli errori medici non debbano essere riconosciuti o prevenuti, ma semplicemente che il risarcimento ha criteri molto precisi e non riguarda il semplice disagio o la paura provata dal paziente o dai familiari.

È comprensibile che chi ha vissuto un’esperienza traumatica in ospedale desideri ottenere giustizia per quanto accaduto. Tuttavia, il diritto al risarcimento non si basa sulle emozioni o sul dolore psicologico, ma su danni reali e documentabili.

Se ritieni che tuo figlio abbia subito un danno permanente a causa di un errore medico, contatta il nostro numero verde 800.100.222 per una consulenza gratuita con avvocati specializzati.

Per approfondire leggi anche: Malasanità e danni da parto e il diritto al risarcimento

2. Risarcimento Danno Permanente: Quando è possibile ottenere un Indennizzo

Molte persone credono che il semplice fatto di aver subito un trattamento medico scorretto o di aver vissuto un’esperienza traumatica in ospedale sia sufficiente per ottenere un risarcimento. Tuttavia, la legge italiana stabilisce criteri molto rigidi per riconoscere la responsabilità medica. Un risarcimento per malasanità non è automatico: per ottenerlo, bisogna dimostrare che il danno da errore medico abbia compromesso in modo permanente la salute del paziente. I casi più comuni di risarcimento riguardano danni neurologici, motori o funzionali.

Perché un errore sanitario possa dar luogo ad una richiesta di risarcimento, devono essere soddisfatte tre condizioni fondamentali. In assenza di uno di questi elementi, la richiesta di risarcimento non ha fondamento legale. Vediamo in quali situazioni un paziente ha diritto all’indennizzo per danno medico:

2.1 Presenza di un danno permanente

Il primo requisito essenziale è che il paziente abbia riportato una lesione che comprometta la sua qualità di vita a lungo termine. Non si tratta quindi di un danno temporaneo, destinato a guarire nel tempo, ma di una condizione che avrà conseguenze permanenti sulla salute del paziente.

Esempi di danni permanenti risarcibili includono:

  • Danni neurologici gravi, come la paralisi cerebrale infantile, derivante da ipossia cerebrale non trattata tempestivamente.
  • Disabilità motorie, come una lesione del plesso brachiale che comprometta l’uso di un braccio per tutta la vita.
  • Perdita della funzionalità di un arto dovuta ad un errore chirurgico irreversibile.
  • Lesioni midollari provocate da manovre errate durante il parto, che comportano una paraplegia o una tetraplegia.
  • Errata diagnosi, come una massa benigna operata come tumore maligno.
Leggi:  Come Richiedere Risarcimento per Errore Medico: Guida Completa

Se il danno non ha carattere permanente e il paziente recupera completamente, non vi è diritto al risarcimento, anche se l’errore medico è stato evidente ed ha causato sofferenza temporanea.

2.2 Nesso causale tra errore e danno

Un altro elemento fondamentale per ottenere un risarcimento è la dimostrazione che l’errore medico sia stato la causa diretta del danno subito. Questo significa che non basta che il paziente abbia una patologia o una lesione: è necessario provare che, senza l’errore medico, il danno non si sarebbe verificato o sarebbe stato significativamente ridotto.

Il nesso di causalità viene stabilito attraverso:

  • Analisi delle cartelle cliniche, per verificare eventuali anomalie nella gestione del parto o nell’assistenza post-natale.
  • Confronto con le linee guida mediche, per accertare se il comportamento dei sanitari sia stato corretto o se si sia discostato dagli standard previsti.
  • Perizia medico-legale, che valuta se vi sia stata negligenza e quale sia stata l’incidenza dell’errore sul danno subito.

Un esempio pratico: se un neonato nasce con sofferenza ipossico-ischemica e sviluppa un ritardo cognitivo, non è sufficiente dire che il medico ha sbagliato. Bisogna dimostrare che un intervento tempestivo, come un taglio cesareo anticipato, avrebbe potuto evitare o ridurre il danno.

Se il bambino avesse comunque sviluppato la stessa patologia a causa di fattori indipendenti (ad esempio, un problema genetico o una malformazione congenita), il medico non potrebbe essere ritenuto responsabile ed il risarcimento non verrebbe concesso.

2.3 Danno quantificabile economicamente

L’ultimo requisito necessario per ottenere un risarcimento è che il danno sia oggettivamente valutabile secondo parametri medico-legali. Questo significa che non può trattarsi di un semplice disagio emotivo o di un periodo di sofferenza temporanea, ma di una condizione che abbia implicazioni economiche e pratiche.

Ad esempio, un danno risarcibile può comportare:

  • Spese mediche e riabilitative a lungo termine, come fisioterapia, logopedia o trattamenti specialistici.
  • Necessità di assistenza continuativa, con badanti o figure di supporto per il bambino disabile.
  • Adattamenti dell’ambiente domestico, come l’installazione di montascale, sollevatori o altre strutture per una persona con mobilità ridotta.
  • Perdita della capacità lavorativa futura, nel caso in cui il danno impedisca al bambino, una volta cresciuto, di svolgere un’attività professionale normalmente retribuita.

Se il danno non ha ripercussioni economiche concrete, non può essere oggetto di risarcimento. Ad esempio, una cicatrice chirurgica visibile ma che non compromette la funzionalità dell’area interessata non dà diritto ad indennizzo, perché non comporta una reale perdita economica per il paziente.

Leggi ancheCome richiedere un risarcimento per errore medico

3. Come dimostrare un errore medico e richiedere un risarcimento?

Se ritieni di avere subito un danno da errore medico e credi che ci siano i presupposti per un risarcimento, il primo passo è ottenere una valutazione medico-legale accurata. Solo un’analisi approfondita delle cartelle cliniche può stabilire:

  • Se c’è stato effettivamente un errore medico.
  • Se il danno riportato è permanente e quantificabile.
  • Se esiste un nesso di causalità tra l’errore e il danno subito.

Se il danno non è permanente o non esistono prove medico-legali che colleghino direttamente l’errore alla lesione, non sarà possibile ottenere un risarcimento.

3.1 Come procedere dopo la valutazione medico-legale?

Se il medico legale conferma che esiste un nesso di causalità tra l’errore sanitario e il danno subito, il passo successivo è avviare un procedimento legale per ottenere il risarcimento.

Leggi:  Errore chirurgico e risarcimento: quando è evitabile diventa responsabilità medica

Il primo strumento utile è l’Accertamento Tecnico Preventivo (ATP), un procedimento che si svolge davanti al tribunale e serve a verificare l’esistenza del danno e la responsabilità dei sanitari prima di avviare un’eventuale causa civile. Questo strumento è spesso preferibile perché consente di accertare la responsabilità medica in modo rapido e, in molti casi, di evitare una lunga e complessa causa.

Una volta avviato l’ATP, il giudice nomina un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), che può essere un medico legale o un team di medici specialisti, per esaminare il caso. La perizia medico-legale del CTU analizza le cartelle cliniche, le linee guida mediche e le condizioni del paziente per stabilire se vi sia stata negligenza e se il danno subito sia conseguenza diretta dell’errore medico. Se la relazione del CTU conferma l’errore sanitario e l’esistenza di un danno permanente, si apre la possibilità di ottenere il risarcimento.

3.2 Accordo stragiudiziale

A questo punto, si può tentare di raggiungere un accordo stragiudiziale con la struttura sanitaria o con la compagnia assicurativa. Se l’accordo viene trovato, il paziente riceve il risarcimento senza dover intraprendere una causa civile. In caso contrario, sarà necessario procedere con un’azione legale per ottenere la somma dovuta.

L’ATP rappresenta quindi un passaggio fondamentale per chi ha subito un danno da errore medico, perché permette di ottenere una valutazione tecnica imparziale e, spesso, di risolvere la questione senza dover affrontare un lungo contenzioso.

Se ritieni di aver subito un danno medico e vuoi sapere se puoi ottenere un risarcimento, contattaci per una consulenza gratuita con avvocati specializzati in malasanità. Ti aiuteremo a valutare il tuo caso e ad intraprendere il percorso più efficace per far valere i tuoi diritti.

Per approfondire l’argomento leggi quiCome scegliere il giusto avvocato per cause di malasanità

4. Conclusione

Le esperienze difficili vissute durante il ricovero in ospedale possono lasciare segni emotivi profondi, ma la legge italiana riconosce il risarcimento solo nei casi di danno permanente e dimostrabile. Per questo, prima di avviare una richiesta legale, è fondamentale comprendere quali siano i requisiti richiesti dalla normativa.

Se hai dubbi o vuoi una valutazione professionale sul tuo caso, contattaci per una consulenza gratuita. Ti aiuteremo a capire se ci sono i presupposti per un’azione legale e ti forniremo tutte le informazioni necessarie per tutelare i tuoi diritti.

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Author

  • Prof. Dott. De Felice Giovanni

    Prof. Dott. Giovanni de Felice Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Specialista in Endocrinologia e Sterilità Coniugale, Già docente presso la Scuola Medica Ospedaliera per la specializzazione in Ostetricia e Ginecologia, Già primario e responsabile del modulo di ostetricia presso l’Ospedale San Filippo Neri di Roma.

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Prof. Dott. De Felice Giovanni

Prof. Dott. Giovanni de Felice Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Specialista in Endocrinologia e Sterilità Coniugale, Già docente presso la Scuola Medica Ospedaliera per la specializzazione in Ostetricia e Ginecologia, Già primario e responsabile del modulo di ostetricia presso l’Ospedale San Filippo Neri di Roma.

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    Prof. Dott. Giovanni de Felice Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Specialista in Endocrinologia e Sterilità Coniugale, Già docente presso la Scuola Medica Ospedaliera per la specializzazione in Ostetricia e Ginecologia, Già primario e responsabile del modulo di ostetricia presso l’Ospedale San Filippo Neri di Roma.

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